"PETRA" LA CITTA' PERDUTA

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Rhal
00mercoledì 16 novembre 2005 20:21
Per molti secoli, fin da tempi molto remoti, gran parte del commercio fra l' oriente e le coste del mediterraneo si è svolto a dorso di cammello.
Due erano le rotte principali delle carovane che attraversavano il vicino oriente : la rotta nord-sud, che univa Damasco all' Arabia meridionale, e la rotta est-ovest, che si snodava fra la parte settentrionale del Golfo Persico (l' attuale Kuwait) e la zona di Gaza.
Le due rotte si incrociavano in un punto del deserto giordano caratterizzato da un anello di aspri rilievi montuosi di difficile accesso, fra i quali, come se la natura avesse voluto dare il suo contributo all'importanza strategica del luogo, scorre acqua in abbondanza. All'interno del cerchio di rocce sorge Petra, la "città perduta", uno straordinario insediamento troglodita fondato dai Nabatei circa 2600 anni fa.
Si sa molto poco dei Nabatei poiché non esistono testimonianze scritte sulla loro storia o sui loro costumi. Era una popolazione semita, proveniente dall'Arabia settentrionale, stabilitasi nella regione probabilmente nell'VIII secolo a.C. I Nabatei fecero di Petra la loro capitale e riuscirono ad accumulare ricchezze in tale quantità da suscitare l'invidia e l'ostilità delle popolazioni vicine. Nel 312 a.C. il generale Antigono Monoftalmo, uno dei satrapi che si erano spartiti l'impero di Alessandro Magno, e poi suo figlio Demetrio Poliorcete, cercarono inutilmente di conquistare la città. La vittoria portò i Nabatei a spingersi oltre i confini della città per formare un vero e proprio impero che prosperò dal IV secolo a.C. fino al II secolo dell'era cristiana e che aveva raggiunto il culmine dello splendore quando i Romani estesero la propria influenza sulla regione. I Nabatei furono presto sottomessi all'autorità di Roma, ma non si considerarono completamente soggiogati fino a quando Traiano, nel 105, scoprì la rete di canali che riforniva d'acqua Petra e la interruppe per ottenerne la resa. Molti edifici, fra cui un teatro capace di ospitare 3000 spettatori, testimoniano l'importanza che Roma attribuì alla città. Quando l'Impero decise di sostituire le carovane con imbarcazioni che potessero attraversare il Mar Rosso con maggiore sicurezza e in minor tempo, Petra perse la sua unica fonte di ricchezza e si spopolò rapidamente.
Bizantini, Arabi e crociati se ne impadronirono gli uni dopo gli altri, ma non vollero mai stabilirvisi. La città sprofondò così in un sonno secolare dal quale si risvegliò grazie a un giovane esploratore anglo-svizzero, Johann Ludwig Burckhardt, che la "riscoprì" nel 1812.
Rhal
00mercoledì 16 novembre 2005 20:22
IL SIQ E IL TESORO DEL FARAONE
Oggi raggiungere Petra non è particolarmente difficile, grazie anche alle nuove strade costruite in seguito allo sviluppo turistico. Arrivando da 'Amman, a soli cinque chilometri dall'anello di montagne ci si imbatte nella Fonte di Mosè; a breve distanza si trova il piccolo villaggio di El Ji, oltre il quale la strada conduce all'ingresso all'unica gola, il Siq, che consente di entrare a Petra.
Abbandonata l'automobile, si possono visitare i primi mausolei e le prime abitazioni scavate nella roccia e il canale ricavato nella pietra che portava l'acqua alla città. Si entra quindi nel Siq, una gola angusta lunga oltre un chilometro e mezzo, in certi punti larga solo due metri e fiancheggiata da pareti alte quasi cento metri. Percorrerla, a piedi o a cavallo, è una continua sorpresa: la diversa inclinazione dei raggi del sole a seconda dell'ora, la loro intensità variabile in funzione dello spazio fra le due pareti e le venature policrome della roccia danno quasi la sensazione di contemplare uno spettacolo magico di luce e di colori.
Il Siq si apre improvvisamente in un piccolo e luminoso spiazzo nel quale si innalza quello che secondo l'opinione di molti è il più bel monumento di Petra, il Khazneh Firaum, o "Tesoro del Faraone". Si tratta di un grandioso edificio di circa 40 metri di altezza con una base di 28, scavato direttamente nella parete della montagna. Poiché la roccia venne scolpita in modo tale che, all'uscita dal Siq, si potesse vedere la facciata della costruzione, questa è interamente inserita in una nicchia gigante che nel corso dei secoli è servita come barriera contro gli agenti atmosferici. Il suo stato di conservazione è infatti straordinario, anche se l'urna che corona il complesso, che per la sua posizione riparata dovrebbe essersi conservata integra, presenta invece un avanzato stato di erosione.
Secondo la tradizione, questo edificio sarebbe stato innalzato per ordine di un faraone; l'urna superiore avrebbe conservato i suoi tesori.
Rhal
00mercoledì 16 novembre 2005 20:23
UNA CITTA' TROGLODITA
Spingendosi verso ovest, si giunge in uno spazio aperto dove sorgono il Teatro romano, la Tomba del Palazzo e molte altre costruzioni di minore importanza. Trenta metri più avanti si apre un'altra gola, più ampia del Siq, che termina in una piccola valle sul cui versante sono disposte, lungo strade sovrapposte, una serie di abitazioni. Si inizia a questo punto una salita attraverso una scala scolpita nella parete e si raggiunge un'enorme spianata di forma ovale, probabilmente artificiale, in cui si trova l'edificio più grande di Petra, el Deir, il "Monastero", alto oltre 40 metri su una base di quasi 50. Costruito con grande maestria nel II secolo d.C., il Monastero deve il suo nome alle molte croci che si trovano incise al suo interno.
Merita una visita anche Umm el Biyarah, l'acropoli degli Edomiti e dei primi Nabatei, situata sulla cima di un altopiano a 300 metri di altitudine e resa inespugnabile dalle pareti di roccia quasi verticali. Gli antichi abitanti di Petra, che vi si rifugiavano in caso di pericolo, vi avevano costruito sette enormi cisterne destinate alle riserva di acqua.
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