Pensare alla propria coscienza prima che alla possibilità dell'aborto = assassinio legalizzato
elyna.luna, 23/12/2007 14.49:
se porti avanti una gravidanza trovo veramente inappropriato dare via il bambino...
Io non ho i paraocchi.. posso capire che per molti l'aborto sia inconcepibile.. ma ritengo che ognuno abbia la libertà di pensiero... e a parer mio abortire prima che il feto si formi non è una barbarie..
Poi naturalmente voi avete la vostra idea.. e nessuno toglie il fatto che se secondo te il feto prima dei tre mesi è gia un bambino.. ritieni sia un omicidio.. ma fino alla nascita.. il feto non si puo definire bambino... sono d'accordo sul fatto di mettere un limite all'aborto.. anche un limite di mesi.. però non è giusto abolirlo..
Quasi mi spiace contestarti, perché, come ho già detto, di certo tu sei ragazza sveglia e sensibile. Sennonché, l’amore che porto per la Verità assoluta, è talmente forte che mi fa anche superare facilmente l’obbligo che sento di contraddirti.
È trasparente che il punto da cui parti sottace volutamente – per questo parlo di paraocchi e di tappi al chiudere le vie della coscienza e dell’obiettività – l’aspetto prioritario per qualsiasi sana logica e onesta coscienziosità individuale e comunitaria che già per loro indole sono idonee al giudicare rettamente le cose, forse ben prima col tramite delle proprie fedi religiose e dei credi ideologici. Ciò in quanto, il criterio di valutare non può mai prescindere dal misurarsi sempre nella verità oggettiva. In questo caso, per verità assoluta e oggettivata da tutte le persone serie, s’intende proprio il valore di qualsiasi vita umana dal suo generarsi nel grembo materno, lo svilupparsi, l’uscire alla luce e quindi il suo continuare e terminare terreno dopo il decorso naturale stabilito da chi sta sopra di tutti.
O no?
È certo scontata dunque, come dici tu, che c’è la libertà di pensiero e la licenziosità d’azione al convincersi anche che abortire un non desiderato nascituro, non è una barbarie né un assassinio legalizzato. Tuttavia, permane però irrisolto il concetto fondamentale che, sebbene del non-nato sia dibattuta l’ipotesi per la quale egli è o no già una potenziale “persona” l’attimo dopo la sua generazione, sono invece da spiegare con oculatezza i motivi veri per i quali, in primis, non si concede a questa piccola e innocente creatura il suo sacrosanto diritto di esistere lasciando perciò alla natura il suo spontaneo decorso e, quindi, lasciar vivere al bambino la sua vita già dentro l’utero e poi quando esce dal grembo materno.
In ultima analisi, esclusi gli aborti di cui i motivi già esposti in altri post e per l’aborto spontaneo o anche l’altro cosiddetto terapeutico o dei casi singolari tutti da vagliare scrupolosamente, sono allora recidive e ingiustificabili le ragioni legate alla cattiva coscienza, alla disonestà mediante l’assecondare il perbenismo, il quieto vive, l’opportunismo, l’egoistica utilità all’interesse personale o di parte. L’obbrobrio dell’aborto è ben’anche immotivato a causa di presunti diritti della virtuale madre, magari fondati sulla sua fasulla emancipazione di fare liberamente ciò che vuole e indipendentemente dal danno arrecato alla vita, non di sua proprietà ma, dell’innocente e indifeso non-nato.
Ripeto, su questi chiari punti mi sembra proprio che ci sia tanto pressappochismo e fitta nebulosità sulle quali ci si rigira alla cieca e mai portatrici d’esempi concreti e validi per i quali, si presume falsamente l’indispensabilità dell’aborto con l’assassinio di un feto ante i tre o i due o un mese, anziché trovare onestamente vie alternative – e ce ne sono, come indicato in altro post – all’accoglienza e sistemazione del nascituro. Fra l’altro desumo che le ragioni non giustificabili, sostanzialmente anche tue, evitano bene di considerare la gravità della faccenda “aborto” da prospettiva religiosa – almeno dal Dio in cui ognuno crede – e dalle ripercussioni etiche-morali inevitabili che esso omicidio, a tutti gli effetti, comporta.