Papa Francesco cerca i soldi perduti. Il retroscena sul viaggio in Canada: preoccupato per le casse vaticane

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Amalia 52
00domenica 24 luglio 2022 17:52


Caro direttore, Bergoglio in cerca di dote. La buona notizia è che il Papa, apparso un po' malconcio nei mesi scorsi, adesso sta bene e si è ripreso. Quella meno buona é che parte oggi per il Canada per dire «mea culpa» agli indigeni canadesi. Attirandosi così le critiche di chi in questo momentoriteneva prioritarie visite apostoliche in altri Paesi, dall'Ucraina, auspicata da mesi da più parti, all'Africa, dopo l'ultima drammatica strage di cristiani in una chiesa in Nigeria, e molti altri luoghi prima del Canada. Pare, infatti, a dir poco singolare che abbia rimandato per motivi di salute il viaggio programmato ai primi di luglio in Congo e in Sud Sudan (dove lí sì, cristiani e cattolici sono continuamente perseguitati e in costante aumento) per andare invece a compiere un'opera di decolonizzazione,sia pur altamente misericordiosa, in Canada. Quello che lui stesso ha definito il «pellegrinaggio penitenziale» inizierà quasi ai piedi dell'aereo, con l'incontro delle comunità indigene First Nations, Métis e Inuit per fare ammenda dello sradicamento dalle loro terre e culture che il sistema canadese impose.


Ciò viene adombrato anche in un'intervista, che sembra censurata, ad un pezzo da novanta della Curia romana, Paul Richard Gallagher, arcivescovo cattolico inglese - di fatto il ministro degli Esteri vaticano - secondo il quale di questi tempi la Chiesa dovrebbe essere invece molto più presente nei Balcani, e in aiuto di quei Paesi (Romania, Bulgaria, Slovacchia, Moldavia, Montenegro e anche, paradossalmente, la Bielorussia) dove l'attuale politica di Putin sta risvegliando vecchi e nuovi incubi.

Ma se la via di Kiev e Mosca pare essere preclusa al Papa, un suo viaggio in Polonia (dove i cattolici stanno facendo un'opera incredibile nell'accoglienza dei profughi ucraini) rappresenterebbe un segnale e una forza politica notevole con una risonanza globale.


Un suo discorso dalla capitale della Moldavia, arriverebbe fino a Mosca e oltre. Anche perché l'irritazione del Patriarcato non si è mai sopita dopo le dure parole di Francesco verso Kirill. «Noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio». Molti si chiedono se non sarebbe stato più utile, e forse opportuno, un viaggio se non in Russia almeno nell'Est Europa, in destinazioni a due-tre ore da Roma, che si possono quindi svolgere in una giornata, a differenza della missione canadese che è lunga e dispendiosa, non solo in termini di fatica fisica. In Vaticano nemmeno si pensava alla necessità di una traversata canadese in questo momento. Benedetto XVI incontrò già i nativi canadesi nel 2009, pronunciando una richiesta di perdono che aveva lasciato tutti soddisfatti. Giovanni Paolo II andò in Canada nel 1984 e nel 1987 e, in entrambe le occasioni, ebbe incontri con i nativi americani, esaltandone la cultura, ma anche il rinnovamento portato loro dal cristianesimo. Non è quindi chiaro cosa veramente spinga oggi Bergoglio a questa faticaccia così poco impellente, con la quale finirà per far addossare alla Chiesa colpe solo in parte sue, anche perché i collegi e le scuole da dove vennero banditi gli indigeni canadesi erano principalmente statali. Il Canada ha una popolazione di circa 38 milioni, 16 dei quali cattolici, pari a circa il 44% del totale, peraltro in calo costante e conta ben 4 rappresentanti nel Sacro Collegio, tutti cardinali elettori.

È ben vero che quando il premier liberale Justin Trudeau fece visita a Papa Francesco nel 2017, portò anche la richiesta di un viaggio in Canada per le scuse personali del Pontefice alle popolazioni indigene. Ma forse il motivo della scelta del Canada per il suo 37mo viaggio apostolico è più terra terra ed è legato a quell'ossessione che Bergoglio ha per il denaro, nonostante non riesca ancora a mettere ordine nel bailamme delle finanze vaticane, dove laici e monsignori si avvicendano per dimostrare chi ha fatto peggio. Quello che sembra più preoccupare Francesco sono infatti le brutte notizie che giungono dalle casse vaticane dal Canada e dagli Stati Uniti. Pare che dal Canada, dopo i casi di pedofilia, stia partendo contro l'ormai esangue Chiesa una valanga di richieste di risarcimenti.

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Amalia 52
00martedì 26 luglio 2022 14:02
Il mea culpa del Papa agli indigeni del Canada: “Chiedo perdono per il male commesso. La Chiesa fu complice della distruzione culturale”

Francesco ha iniziato il 37esimo viaggio del suo pontificato, nonostante il persistente problema al ginocchio destro, per tenere fede alla promessa fatta alle popolazioni indigene. Il suo discorso: "Molti cristiani hanno sostenuto la mentalità colonizzatrice. Le politiche legate alle scuole residenziali sono state catastrofiche. Quello che la fede cristiana ci dice è che si è trattato di un errore devastante, incompatibile con il Vangelo"
di Francesco Antonio Grana | 26 Luglio 2022

“Vorrei ribadirlo con vergogna e chiarezza: chiedo umilmente perdono per il male commesso da tanti cristiani contro le popolazioni indigene”. È il mea culpa con cui Papa Francesco ha iniziato il suo viaggio in Canada, il 37esimo del suo pontificato, ma forse anche il più difficile per il persistente problema al ginocchio destro che lo costringe da tempo sulla sedia a rotelle. Bergoglio, però, dopo essere stato costretto ad annullare il viaggio nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan proprio per l’impossibilità di camminare, ha voluto tenere fede alla promessa fatta alle popolazioni indigene. Francesco è il secondo Pontefice a recarsi in Canada dopo san Giovanni Paolo II che visitò il Paese nel 1984, nel 1987 e nel 2002.

“Io vi ringrazio – ha affermato il Papa incontrando le popolazioni indigene – per avermi fatto entrare nel cuore tutto questo, per aver tirato fuori i pesanti fardelli che portate dentro, per aver condiviso con me questa memoria sanguinante. Oggi sono qui, in questa terra che, insieme a una memoria antica, custodisce le cicatrici di ferite ancora aperte. Sono qui perché il primo passo di questo pellegrinaggio penitenziale in mezzo a voi è quello di rinnovarvi la richiesta di perdono e di dirvi, di tutto cuore, che sono profondamente addolorato: chiedo perdono per i modi in cui, purtroppo, molti cristiani hanno sostenuto la mentalità colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni. Sono addolorato. Chiedo perdono, in particolare, per i modi in cui molti membri della Chiesa e delle comunità religiose hanno cooperato, anche attraverso l’indifferenza, a quei progetti di distruzione culturale e assimilazione forzata dei governi dell’epoca, culminati nel sistema delle scuole residenziali”.


Francesco ha sottolineato che “sebbene la carità cristiana fosse presente e vi fossero non pochi casi esemplari di dedizione per i bambini, le conseguenze complessive delle politiche legate alle scuole residenziali sono state catastrofiche. Quello che la fede cristiana ci dice è che si è trattato di un errore devastante, incompatibile con il Vangelo di Gesù Cristo. Addolora sapere che quel terreno compatto di valori, lingua e cultura, che ha conferito alle vostre popolazioni un genuino senso di identità, è stato eroso, e che voi continuiate a pagarne gli effetti. Di fronte a questo male che indigna, la Chiesa si inginocchia dinanzi a Dio e implora il perdono per i peccati dei suoi figli”.

Il Papa ha evidenziato, inoltre, che “è necessario ricordare come le politiche di assimilazione e di affrancamento, che comprendevano anche il sistema delle scuole residenziali, siano state devastanti per la gente di queste terre. Quando i coloni europei vi arrivarono per la prima volta, c’era la grande opportunità di sviluppare un fecondo incontro tra culture, tradizioni e spiritualità. Ma in gran parte ciò non è avvenuto. E mi tornano alla mente i vostri racconti: di come le politiche di assimilazione hanno finito per emarginare sistematicamente i popoli indigeni; di come, anche attraverso il sistema delle scuole residenziali, le vostre lingue e culture sono state denigrate e soppresse; di come i bambini hanno subito abusi fisici e verbali, psicologici e spirituali; di come sono stati portati via dalle loro case quando erano piccini e di come ciò abbia segnato in modo indelebile il rapporto tra i genitori e i figli, i nonni e i nipoti”.

Bergoglio ha ricordato, infine, che “molti di voi e dei vostri rappresentanti hanno affermato che le scuse non sono un punto di arrivo. Concordo pienamente: costituiscono solo il primo passo, il punto di partenza. Sono anch’io consapevole che, guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato e che, guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio. Una parte importante di questo processo è condurre una seria ricerca della verità sul passato e aiutare i sopravvissuti delle scuole residenziali a intraprendere percorsi di guarigione dai traumi subiti. Prego e spero che i cristiani e la società di questa terra crescano nella capacità di accogliere e rispettare l’identità e l’esperienza delle popolazioni indigene. Auspico che si trovino vie concrete per conoscerle e apprezzarle, imparando a camminare tutti insieme. Da parte mia, continuerò a incoraggiare l’impegno di tutti i cattolici nei riguardi dei popoli indigeni”. E ha concluso: “Sappiate che conosco la sofferenza, i traumi e le sfide dei popoli indigeni in tutte le regioni di questo Paese. Le mie parole pronunciate lungo questo cammino penitenziale sono rivolte a tutte le comunità e le persone native, che abbraccio di cuore. In questa prima tappa ho voluto fare spazio alla memoria. Oggi sono qui a ricordare il passato, a piangere con voi, a guardare in silenzio la terra, a pregare presso le tombe. Lasciamo che il silenzio ci aiuti tutti a interiorizzare il dolore”.

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Amalia 52
00sabato 30 luglio 2022 10:13
Bergoglio in Canada: spiritismo, feticci, anticattolicesimo sincretista e istanze globaliste

Davvero ci vuole una grande capacità di autosuggestione per continuare a considerare Bergoglio il papa, soprattutto dopo l’ultimo viaggio in Canada nel quale l’arcivescovo di Buenos Aires ha inanellato una serie di iniziative e dichiarazioni letteralmente surreali. Queste trovano un’immagine plastica nel suo ritratto col copricapo piumato da pellerossa, subito divenuto icona per spiritose vignette tra cui quella con la didascalia “L’Apache sia con voi”.

La visita nel paese del sirenetto globalista Trudeau è stata un’occasione imperdibile per l’antipapa fautore della nuova religione mondiale: in primis, screditare la Chiesa cattolica chiedendo perdono per fatti di appena qualche secolo fa. A proposito delle bufale sui misfatti delle “scuole cattoliche”, leggete quanto c’è di vero QUI e QUI .

Non sappiamo, poi se la tribù degli Irochesi, con l’occasione, abbia chiesto scusa per aver bruciato e cannibalizzato vivi gli otto Santi martiri canadesi, ma a questo punto, sono dettagli.

Altro obiettivo di Bergoglio, esaltare l’ecologismo semi-panteista della tradizione indigena. Immancabili, i soliti annessi e connessi su fratellanza universale massonica, inclusività immigrazionista per demolire le identità dei popoli, insomma, tutto l’armamentario di Davos che ben conosciamo, aromatizzato da una bella spruzzata finale di esoterismo.

Già il logo dell’incontro canadese è tutto un programma. Come spiega Vatican News: “si tratta di un cerchio, che vuole raffigurare l’ordine naturale del ciclo della vita, ma anche il Sole, la Terra e gli insegnamenti sacri”. Ma sacri per chi? Infatti si vedono pesci, uccelli, aquile, bisonti, i simboli delle solite pappole eco-sincretiste, ma della croce di Cristo neanche l’ombra: troppo poco inclusiva.

L’ammiccamento sincretista ritorna nel tweet di Bergoglio del 24 luglio: “C’è tanto da imparare dalle #PopolazioniIndigene, dalla loro capacità di porsi in ascolto di Dio, delle persone e della natura. Ne abbiamo bisogno nella frenesia del mondo odierno che rende arduo uno sviluppo realmente umano, sostenibile e integrale”.

Ma quale Dio, quello cattolico, o Manitù, il Grande Spirito panenteistico? Meglio specificare, dato che si tratta di divinità completamente inconciliabili.

L’annichilimento dell’identità cattolica unito all’ossequio verso la tradizione indigena si configura in quest’altra dichiarazione implosiva: “Oggi non mancano colonizzazioni ideologiche che contrastano la realtà dell’esistenza, soffocano il naturale attaccamento ai valori dei popoli, tentando di sradicarne le tradizioni, la storia e i legami religiosi”.

A proposito, si potrebbe ricordare, a margine, come lui, con lo pseudo motu proprio “Traditiones custodes”, abbia abolito di fatto la messa tradizionale cattolica in latino, cioè l’unica messa a totale garanzia di cattolicità, che proviene dai tempi degli Apostoli, formalizzata da 500 anni. Quindi, grande rispetto per le piume e i totem pellerossa, ma poi si può passare con la ruspa sulle radici, le tradizioni e la storia della fede cattolica.

Ma le contraddizioni si esprimono anche nei gesti materiali, basti pensare all’esibizione pauperistica del corteo d’ingresso al seminario di St. Joseph: Bergoglio seduto davanti nella 500 bianca alla Guccini, seguìto però da uno stuolo di almeno 26 (tanti ne abbiamo contati QUI) enormi SUV, Jeep, Van, macchine blindate della sicurezza. Ricorda il finto pauperismo del megadirettore galattico di Fantozzi il quale si muoveva in motorino, accompagnato, però, da uscieri che gli correvano al fianco sorreggendo un baldacchino per proteggerlo dalla pioggia.

C’è stato poi un momento in cui l’antipapa ha – di fatto - partecipato a un vero rito spiritista o negromantico. Uno stregone indigeno, fischiando in una canna ha così annunciato QUI al minuto 12.00 davanti a lui e ai vescovi del seguito: “Chiedo alla nonna occidentale di darci accesso al cerchio sacro degli spiriti in modo che possano essere con noi, così possiamo essere uniti e più forti insieme". Per la religione cattolica si trattava di un’evocazione di demoni (come sempre quando ci si rivolge agli “spiriti”) e Bergoglio stava lì, con la mano col cuore, (tipico gesto massonico, peraltro) tutto compreso dalla concentrazione per il pio momento mistico.

Poi i baci: agli acchiappasogni ed altri feticci pagani, il baciamano alla leader indigena. Quasi del tutto oscurata dai media, invece, la visita con “benedizione” alla statua commissionata per la visita antipapale: si tratta di una terrificante, esoterica pseudo-Maria che scioglie i nodi. Le fotografie sono quasi introvabili e non a caso: la figura femminile ha un’espressione adirata, corrusca veramente inquietante e NON schiaccia la testa al serpente (ma lo pigia verso la coda) lasciando al rettile, in tal modo, tutta la libertà di mordere. Controllate voi stessi QUI.

Vedrete ricorrere il solito angelo maschio e angelo femmina, (gli angeli per definizione non hanno sesso!) in ottemperanza a quei caratteri esoterici dell’unione degli opposti già indagati QUI .

L’opera è dello scultore Tim Schmalz, lo stesso autore del barcone di migranti in bronzo che, per un pezzo, è stato esposto in piazza San Pietro, oltre che di un inquietantissimo Jesus Homeless, dove Cristo viene raffigurato avvolto in una specie di sudario, sdraiato sopra una panchina.

Ma tutte queste aberrazioni non-cattoliche e anti-cattoliche non devono né stupire, né scandalizzare. Ricordiamo a tutti: Bergoglio NON è il papa e conseguentemente, in ottica di fede, NON è assistito dallo Spirito Santo perché il vero papa, Benedetto XVI, costretto a togliersi di mezzo dai poteri forti mondialisti e dalla fronda interna modernista-sincretista della Chiesa, NON HA MAI ABDICATO, ma si è ritirato in sede impedita QUI . In tal modo, Bergoglio e i suoi si sono scismati da soli.

Se siete cattolici, non fatevi turlupinare, tagliate tutti i ponti con la falsa chiesa bergogliana, serva dei poteri mondialisti e di una spiritualità inversa rispetto al Cattolicesimo: tenete duro e rimanete in comunione col Santo Padre Benedetto XVI.

Arriverà il momento della resa dei conti, non temete.

Fonte
Giandujotta.50
00sabato 30 luglio 2022 11:03
Mi ero stupita anche io che avesse rinunciato all'Africa e poi poco dopo andasse in Canada..
certo che ne ha di cose per cui chiedere scusa di come la CC ha gestito certe cose...
e nn solo in Canada
UNADONNA
00martedì 9 agosto 2022 20:14
E andato a chiedere scusa
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